Ceci n'est pas une présentation
Presentarsi è sempre un po’ etichettarsi. Ed etichettarsi è ridurre ai minimi termini le infinite sfaccettature della vita. È dire: sono questo e non sono quello. Sono consapevole però che chi sia arrivato su questa pagina, voglia soddisfare la sua curiosità sulla persona che sta scrivendo. Potrei allora raccontarvi tante cose. Del luogo da cui vengo e dei posti in cui ho vissuto, di quello che ho imparato e di quello che faccio. Potrei dirvi la verità, ma potrei anche inventare tutto di sana pianta. Non si nutre di questo la letteratura che tanto amiamo? Verità e finzione, finzione e verità. Dove inizia l’una? Dove finisce l’altra?
Ho vissuto mille vite, sono stata a Macondo e ho giurato che non l’avrei dimenticata Ursula, la matrona ultracentenaria che alla sua morte si era rinsecchita a tal punto da poter entrare in una scatola di scarpe. A Parigi mi sono messa sulle tracce di Walter Benjamin e l’ho ritrovato nei Passages del secondo arrondissement. A Berlino ho incontrato Wim Wenders e gli ho detto che lo capivo, che per amore si può saltare e rinunciare al “da sempre”, “in eterno”. E quando, ancora a Berlino, ho ascoltato la sonata in fa maggiore di Mozart, eseguita a 4 mani da Daniel Barenboim e Marta Argerich, ho pensato che forse la pura lingua, quella che ci appartiene come il canto agli uccelli, sta tutta nella musica.
Soprattutto, sono caduta e mi sono rialzata. Ho frugato nelle parole, quelle dette e non dette, il senso profondo del vivere. Se l’abbia trovato, non saprei dirvelo ma non ho mai smesso di ricercarlo. L’arte, i libri, la filosofia, lo stare tra le lingue, il buon cibo e gli affetti, in altre parole, il “bello” in quello che mi circonda mi fa sentire più vicina, in qualche maniera prossima a questa ricerca senza fine.