Il mondo dell’antica Grecia, in cui il sangue degli uomini si mescola con quello degli dei immortali, è lo scenario di questa storia. Un mondo in cui Zeus e gli altri dei, osservano dall’Olimpo, le vite dei mortali e, spesso implacabili e irosi, qualche volta parteggiando per l’uno o l’altro re o guerriero, ne tirano le fila. Un passato remoto in cui un re non esita ad offrire la vita di sua figlia come sacrificio ultimo per calmare l’ira degli dei, e dove la morte, seppur temuta, non è niente in confronto all’onore, la gloria eterna e quel posto speciale nell’Ade da guadagnarsi non con le buone azioni (figlie di un cristianesimo ancora lontano ad arrivare), quanto piuttosto con la forza, i combattimenti, la vittoria sul nemico. Di queste gesta eroiche, cantava Virgilio nel suo poema. Madeline Miller, in questa rivisitazione della storia di Achille, riesce a restituire umanità a quell’epoca storica attraverso la storia di fratellanza e amore tra Achille e Patroclo. Una storia sicuramente romanzata e impreziosita della fantasia dell’autrice, che non manca però di rimanere fedele per grandi linee alle legende su Achille.
Trama – La canzone di Achille ci viene raccontata da Patroclo, anch’egli eroe greco, ma sicuramente personaggio minore e meno ricordato del compagno Achille. Con uno stile elegante, a tratti lirico, e sempre coinvolgente ci racconta in prima persona la sua storia, di quando all’età di 10 anni viene mandato da suo padre, re Menezio, in esilio a Ftia, come conseguenza di un omicidio commesso senza volerlo dallo stesso Patroclo e allo stesso tempo del poco amore che il padre nutre per lui. Qui incontra il principe Achille, suo coetaneo, che ben presto lo prenderà sotto la sua ala protettrice. I due sono agli opposti, per quanto riguarda le virtù fisiche: bello, atletico, velocissimo Achille, bruttino, esile e impacciato Patroclo. Eppure un legame indissolubile si crea fra i due, che crescono insieme, prima alla corte di Ftia, poi sul monte di Peleo dove vivono per tre anni con il loro maestro Chirone un centauro buono e saggio che li guiderà nel loro percorso di crescita e proteggerà il loro amore dall’ostilità di Teti, la dea madre di Achille, che sempre osteggerà la vicinanza di Patroclo al figlio. Il destino dei due, scritto nella profezia che Teti rivela ad Achille, si compirà nell’epica guerra di Troia. Una buona parte del libro è dedicata ai lunghi anni di guerra. Se da una parte, in queste pagine, la violenza dilaga da entrambi gli schieramenti, ed assisteremo ad un Achille perso nel suo orgoglio, dall’altra la figura di Patroclo sboccerà rivelandosi il migliore tra i Mirmidoni.
In un epilogo commovente Patroclo restituisce l’umanità ad Achille, raccontando a Teti di tutti gli atti di generosità, attenzione per il prossimo e bellezza intellettuale di cui il figlio era capace. In questa canzone di lodi ad Achille si compie il senso della sua vita, molto di più di quando non lo siano state le sue gesta eroiche.