Trama – In Memorie di una ragazza perbene – romanzo autobiografico, o autobiografia romanzata – Simone De Beauvoir si lascia andare ai suoi ricordi d’infanzia e giovinezza. Ricordi a volte grezzi, ma più spesso filtrati dalle riflessioni e interpretazioni di una Simone adulta e forte dei suoi studi letterari e filosofici.
Accanto agli eventi che accadono a lei personalmente, De Beauvoir ci racconta i destini delle persone con cui il suo s’incrocia in una Parigi tutta carica del fascino della Belle Époque, prima, e del brio degli anni folli, in seguito. I famigliari, la miglior amica Zaza, il cugino Jaques e naturalmente Sartre saranno i pilastri della sua formazione.
Oltre a quest’aspetto più mondano, di gente in carne ed ossa che popola le pagine di queste mémoires, emergono, intramezzate nel reale, le riflessioni metafisiche di una Simone che ama fare il punto della situazione ed informarci del suo turbamento interiore e della sua crescita intellettuale, accanto a quella fisica.
La fenomenologia, il linguaggio nominale (la denominazione) e l’arbitrarietà dei giochi linguistici, così come l’ateismo, la morte, le differenze di classe e l’arroccamento della classe aristocratica nel mondo fatto di privilegi che andava perdendo sono alcuni dei temi filosofici e sociali che emergono da queste indimenticabili Memorie di una ragazza perbene.
I libri e la scrittura
Che il destino di Simone sarebbe stato tra i libri, era, in una certa misura, già scritto. La piccola Simone viene alla luce nel 1908 a Parigi, in un appartamento che dà su boulevard Raspail, lo stesso viale che dal 1919 ospiterà la storica casa editrice Les Belles Lettres, e poco distante dalla Librairie Gallimard, che diventerà poi il suo editore.
Simone proviene da una famiglia borghese e colta che la vizia, nonostante il successivo declino economico. È proprio grazie a questa condizione privilegiata e all’incoraggiamento dei genitori, entrambi amanti della lettura, che Simone ha accesso ai libri e alla cultura. Ogni buon scrittore è prima di tutto un buon lettore e Simone amava leggere più di ogni altra cosa.
Nelle Memorie di una ragazza perbene i libri non sono solo presenti, ma strabordano, prevalentemente i classici della letteratura francese, ma anche tanti inglesi, che Simone ama leggere in originale quando può. I libri e la scrittura vengono celebrati in toni che ci fanno avvertire il suo godimento quasi fisico. Ci parla poi di lei ancora bambina confrontarsi già con i primi tentativi di scrittura
non sapevo bene se la mia aspirazione fosse di scrivere libri, da grande, oppure di venderli, ma ai miei occhi il mondo non conteneva niente di più prezioso.
– Memorie di una ragazza perbene
Simone dimostra ben presto un’insofferenza alla censura a cui la madre sottopone i libri che le è permesso leggere. Una censura che sottende la paura dei genitori conservatori, di esporre la figlia ad idee intellettuali di apertura, di rivolta verso i canoni prestabiliti. È il cugino Jaques – al quale il romanzo deve molto del suo pathos romantico – a iniziarla al mondo della letteratura proibita con Il Grand Meaulnes di Alain-Fournier. Gide, Cocteau, e tutti quegli autori ritenuti sovversivi perché avevano osato dimostrarsi diversi, forniranno una buona base a colei che diverrà a suo volta una scrittrice proibita.
Perché ho deciso di mettermi a scrivere? La prima ragione era l’ammirazione che m’ispiravano gli scrittori; mio padre li metteva ben al di sopra degli scienziati, degli eruditi, dei professori. I libri, tutti li leggevano, toccavano il cuore e la fantasia; conferivano al loro autore la gloria più universale più sentita.
Memorie di una ragazza perbene
Uno stile unico
Quando una scrittrice diventa un’icona, un personaggio sulla bocca di tutti, diventa difficile discernerne lo stile. A mio avviso, invece, è proprio il suo stile di scrittura a caratterizzare la sua originalità. Prima che paladina del movimento femminista (il suo libro Il secondo sesso assurgerà, infatti, a Bibbia del movimento) e al di là delle controversie attorno al suo personaggio, Simone de Beauvoir è una scrittrice dallo stile avvolgente, a tratti potente, sempre piacevolissimo da leggere.
La scelta delle parole è così ricercata e accurata e, allo stesso tempo, naturale e ineludibile. Mai pedante ma solenne. Come se dovesse onorare con ogni frase il suo patto con la scrittura, permettendole di sfuggire all’oblio. Come se quelle parole esprimessero l’assoluto, l’essenza delle cose, e fossero destinate a diventare le cose stesse, dei performativi, oltre a descrivere il suo mondo interiore ed esteriore.
La lettura in lingua originale serba ancora meglio quella profondità e il pathos propri della lingua francese. Ma c’è da dire che anche la traduzione italiana di Memorie di una ragazza perbene riesce a conservare gran parte dello stile originale, grazie soprattutto alla prossimità fra le due lingue romanze.
La narrazione, chiaramente in prima persona, è molto introspettiva pur restando sempre aperta al mondo che la circonda. Il tempo della narrazione non è perfettamente lineare, molto spesso ritorna indietro su un avvenimento e ne rivela un ulteriore dettaglio, aggiunge nuove riflessioni. Attraverso gli scambi epistolari, il lettore guadagna spesso il punto di vista di Zaza e non solo: in generale la De Beauvoir è molto attenta a inquadrare i personaggi a tutto tondo e a svelarne anche le ragioni dietro i comportamenti, le loro opinioni.
Parigi e la Province scandiscono il tempo delle Memorie di una ragazza perbene
Memorie di una ragazza perbene è un libro sui luoghi: Parigi “uno scenario eretto dalla mano dell’uomo” dove tutto è a portato di mano, ma anche la campagna (Limousin, Meyrignac, La Grillère) dove la borghesia ama trascorrere le sue vacanze. Questa dicotomia di luoghi, tra civiltà e natura, dà al libro un bel ritmo cadenzato.
La città, con i giochi ai giardini del Lussemburgo, la scuola, la biblioteca nazionale, i locali notturni su Montparnasse, dove la vita si svolge con la sua routine, ha un ritmo narrativo più veloce, più concreto. La campagna che, con quelle cesure fatte di estati e di natura, si frammezza alla città, è il luogo del riposo e anch’essa, la narrazione, tira un sospiro e rallenta. Quella pausa, che interrompe la vita di tutti i giorni, è il momento in cui s’insinua, dal punto di vista narrativo, la riflessione interiore. La scrittura si fa più poetica, ispirata dal liricismo dei campi nella “natura dalle innumerevoli pieghe”.
Amicizia con Zaza
Zaza, l’amica di sempre, alter ego di Simone, che la introduce quasi alle prime ribellioni. Zaza, dotata di senso critico quando Simone ne era ancora sprovvista, non perde occasione per criticare sarcasticamente il suo mondo di bambina, scardinando così quell’idea di verità suprema e di assoluto che negli occhi di Simone sembrava custodire il mondo adulto. Le pagine che Simone le dedica sono tra le più belle e, come se non bastasse per esprimerle il suo amore, la ricorderà ancora in un altro libro postumo intitolato Le inseparabili.
La loro amicizia, questa sì, sembra essere assoluta. Così rara nel mondo della letteratura, dove l’amore sembra essere il soggetto migliore, mi ha ricordato un po’ L’amica geniale. Le due sembrano completarsi a vicenda, ma senza l’invidia che sottende nel romanzo della Ferrante. La figura di Zaza è quasi avvolta dall’aura del sacro.
Riflessioni sull’educazione femminile
Come nasce un’icona del femminismo? Quali esperienze ha vissuto che l’hanno portata a scrivere della condizione della donna con tanta lucidità e sistematicità? Simone ricostruisce in Memorie di una ragazza perbene le tappe della sua formazione. Un’infanzia sicuramente impostata sul conformismo borghese, sul “come si deve” ma in cui non balena immediatamente la percezione delle restrizioni in connessione all’esser donna.
non avevo fratelli, nessun paragone poteva rivelarmi che certe licenze mi erano vietate a causa del mio sesso; le costrizioni che mi venivano imposte le imputavo soltanto alla mia età; mi rammaricavo vivamente della mia infanzia, mai della mia femminilità.
Memorie di una ragazza perbene
Alla minorità dell’infanzia, una minorità di natura biologica, per Simone non può e non deve seguire la minorità della donna nella società, questa completamente arbitraria e culturalmente determinata. Simone non uscirà dalla determinazione dell’infanzia solo per ricadere poi nel giogo della non autodeterminazione delle donne. Alle restrizioni imposte dai genitori, risponderà con la protesta: il silenzio, l’irascibilità.
I locali notturni sono ritenuti dalla famiglia degradanti: vada per le bugie e i sotterfugi. Certo, non può studiare all’École Normale, dove le donne non sono ammesse, allora sarà la Sorbonne, dove tra l’altro primeggerà anche sui suoi commilitoni. Il matrimonio è la tomba dell’autodeterminazione della donna, beh allora lo eviterà. Simone de Beauvoir in fondo non conoscerà davvero le restrizioni delle donne di quell’epoca, andrà piuttosto dritta per la sua strada senza privarsi di niente, impavida, volitiva e non curante delle regole che gli uomini stilano per le donne.
Le Memorie di una ragazza perbene sono soprattutto il percorso di una ragazza perbene verso l’emancipazione. Emancipazione dell’infanzia dai genitori e emancipazione di una donna dalla società patriarcale. Fino alla costituzione di una donna padrona del suo destino.
Autore: Simone de Beauvoir
Edizione in lingua originale: Mémoires d’une jeune fille rangée, 1958, Librairie Gallimard.
Edizione Italiana: Memorie di una ragazza perbene 1994, Einaudi Tascabili, traduzione di Bruno Fonzi.
Numero di pagine: 368
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