L’età dell’oro di Wang Xiaobo

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L'età dell'oro di Wang Xiaobo

Le dicerie sono come acqua in un secchio, una volta sparse non si recuperano più.

Si intitola L’età dell’oro, quest’opera giunta a noi dalla lontana Cina della Rivoluzione culturale per merito delle Edizioni Carbonio, ma avrebbe potuto, altrettanto bene, portare il nome “L’età delle certezze”. Su queste due età, infatti, si giostrano gli aneddoti e la realtà di Wang Er, protagonista e alter ego dello stesso scrittore. Queste due età rimarranno le sole conosciute e sperimentate; la vecchiaia – l’età delle perdite – a cui il pensiero inizia ad affacciarsi, gli resterà preclusa. Wang Xiaobo morirà d’infarto a soli 45 anni.

L’età dell’oro è anche il titolo del primo racconto, quello della giovinezza di Wang Er, perché non importa quanto difficile sia stato crescere in un paese che aveva annullato quasi del tutto le libertà individuali, insinuandosi fin dentro la privatezza della vita sessuale, i ricordi della giovinezza saranno sempre gli anni d’oro. Lo sa bene Wang Xiaobo, che a partire dai 30 anni, arrivato agli anni in cui le poche solide certezze contano più dell’euforica instabilità, affida i ricordi ad un memoir.

La sua vena letteraria, d’altronde, nasce proprio sotto una costrizione. Questa genesi ce la racconta all’inizio del romanzo.

Trama – All’età di 21 anni, Wang Er viene mandato dal Partito a seguire un piano di rieducazione per ragazzi istruiti in una remota provincia della Cina. L’obiettivo è quello di mettere i ragazzi a contatto con il lavoro manuale dei contadini e degli operai, ma anche di formare i giovani che sembrano avere una propria voce fuori dal coro.

Wang Er è questo personaggio qui, sicuramente fuori dagli schemi. Non per convinzioni politiche o per etica, quanto piuttosto per una certa indole temeraria e anche un po’ indifferente nei confronti di ciò che lo circonda. Wang Er – ma anche lo stesso Wang Xiaobo – è l’outsider scanzonato che, dall’alto del suo metro e novanta, con le mani in tasca e vestiti trasandati, rivolge un sorrisetto, quasi un ghigno, tra lo scherno e l’aria di sufficienza, alle autorità, ma forse anche ai suoi lettori.

Durante questo periodo nella provincia dello Yunnan, incontra Chen Qingyang, una giovane e bella dottoressa sposata, di poco più grande di lui. I due intraprendono ben presto una relazione basata su una “profonda amicizia” e tenteranno anche l’impresa di lasciare il gruppo di lavoro e fuggire nelle montagne. Al loro ritorno, ed è qui che il partito si insinua nella vita sessuale dei due, dovranno non solo subire la gogna pubblica, Wang Er sarà, infatti, anche costretto a redigere delle confessioni con tanto di particolari piccanti sulle loro avventure, quasi a titolo di sadico svago voyeuristico dei suoi superiori.

Nel secondo e nel terzo racconto, all’interno del romanzo, ritroviamo Wang Er (senza Chen Qinyang) nei suoi 30 e poi 40 anni. Se l’ambientazione precedente era quella rurale della provincia, ora si sposta verso il centro urbano, della Pechino degli anni Ottanta, in particolar modo all’Istituto Minerario. Wang Er è diventato professore universitario, ma è ancora alle prese con sregolatezze e atteggiamenti non consoni. Il partito decide per lui che non può, in un primo momento, andare all’estero come visitor professor, né gli assegna un appartamento – anche questo viene deciso dallo Stato –.

Wang Er, d’altro canto, vive relazioni instabili con un minimo di coinvolgimento sentimentale per le donne che ha accanto e voglioso ancora solo della donna che gli si è sottratta, Filetto, la sua amica di sempre.

Dei suoi anni che “scorrono come acqua”, conserva le sue idee filosofiche e alcuni aneddoti su altre persone e che, nondimeno, lo hanno fortemente segnato. Attraverso le vite del vecchio Liu e del signor Li, detto Akimoto Kandu, e la tragica morte di  He, Wang Xiaobo sembra voler mostrare che l’oppressione del partito arriva a distruggere, o quasi, la vita di persone ben più candide e innocenti di Wang Er.

L’età dell’oro può leggersi anche come la testimonianza di un giovane desideroso di preservare la sua unicità, e perché no, anche il suo individualismo. La società in cui Wang Er vive impone un pesante NOI, in cui ciascun IO è costretto ad annullarsi. Nel romanzo, Wang Xiaobo ribalta tale prospettiva mettendo al centro l’io fortissimo del suo protagonista e il suo diritto a narrare la propria storia direttamente. È questo aspetto a costituire l’attrazione maggiore del libro sia quando uscì nei primi anni Novanta sia ora che i lettori italiani hanno la possibilità di scoprirlo.

Uno stile dissacrante

Sta tutta nello stile la peculiarità de L’età dell’oro. Senza quest’atteggiamento di scherno e di non curanza, quasi di superiore distacco nei confronti degli avvenimenti collettivi, che trasuda da ogni pagina, la narrazione avrebbe tutto un altro peso e gravità.

Quel gergo, a dir poco colorito, con espliciti riferimenti sessuali che hanno per risultato di mettere in ridicolo il mondo ipocrita delle istituzioni, sembra poi diventare il tratto caratteristico dell’autore. A me ha ricordato il nostro Tondelli, quello degli anni di formazione in Pao Pao più che di Altri libertini. Semplicemente dissacrante, poi gli anni sono un po’ quelli.

L’accostamento non è poi nemmeno tanto assurdo se si considera che Wang Xiaobo ha uno stile che sa conciliare l’occidentale e l’orientale. Ricco di citazioni da entrambe le tradizioni letterarie. Il lettore potrà cogliere anche degli elementi postmoderni, come i riferimenti metaletterari. E poi, su tutto, spicca una bellezza nostalgica…

Quel giorno compivo ventun anni, erano i miei anni d’oro ed ero pieno di belle speranze. Volevo amare, mangiare, diventare in un attimo quella nuvola a metà tra luce e buio. Solo più tardi avrei capito che la vita invece è una lenta serie di mazzolate, si invecchia giorno dopo giorno e giorno dopo giorno le speranze si infrangono, finché si diventa come un bue coi testicoli spappolati. Il giorno del mio ventunesimo compleanno, però, non avrei mai potuto prevederlo. Ero convinto che avrei conservato sempre lo stesso vigore, e che nulla avrebbe potuto schiacciarmi.

Trilogia

L’età dell’oro fa parte di una trilogia dal titolo La Trilogia delle età. Questo, per adesso, è il primo ad essere stato pubblicato in traduzione italiana. I lettori desiderosi di ritrovare la penna irriverente di Wang Xiaobo si ritrovano davanti a due opzioni: leggere i due volumi in cinese oppure aspettare che Carbonio Editore mandi in stampa anche gli altri due volumi. Speriamo non ci facciano attendere molto.

Scheda del libro L’età dell’oro

Leta delloro copertina

Titolo: L’età dell’oro

Autore: Wang Xiaobo

Casa editrice: Carbonio Editore, 2024

Numero di Pagine: 264

Traduttrice: Alessandra Pezza

A cura di Patrizia Liberati

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