
I quel momento capii quale fosse lo scopo di tutto ciò. Che cosa intendessero comunicare la tortura e la fame. Vi faremo capire quanto eravate ridicoli, tutti voi che sventolavate la bandiera coreana e intonavate l’inno nazionale. Vi dimostreremo che non siete altro che corpi luridi e puzzolenti. Che non siete meglio delle carcasse di bestie fameliche.
– Atti umani di Han Kang
Cosa succede dopo che la fame di sangue del più violento tra gli animali si placa? Cosa resta quando l’umanità evapora dagli uomini? Si sopravvive o si muore. E a volte la soglia fra i due è meno netta di quando dovrebbe esserlo.
I personaggi di Atti umani, tanto i morti quando i sopravvissuti, hanno sperimentato il doloroso momento della cesura, tra un prima e un dopo. Tra uno stato di umanità completa ed uno in cui è stata loro recisa l’anima. Ma a questo punto cosa resta dell’umanità? Corpi. Corpi svuotati dell’anima, corpi massacrati, corpi violati.
Nel momento del dolore più grande, alle soglie dell’indicibile, Han Kang si aggrappa alla materialità di questi corpi, morti e vivi, e li racconta.
Trama di Atti umani – Gwangju 1980, sono i giorni delle leggi marziali in Corea del Sud. Con l’introduzione di queste l’imperativo legislativo “non uccidere” si dissolve, l’impossibile diventa possibile, sparare sui manifestanti indifesi, tanto meglio se giovani studenti in rivolta, o sui moribondi in ospedale diventa la norma.
Dong-ho è un ragazzino, quasi ancora un bambino, che nei primi giorni della repressione si ritrova coinvolto nella carneficina. Quando i militari iniziano a sparare sulla folla, è costretto ad abbandonare il suo migliore amico morente per strada, ma i sensi di colpa lo attanagliano. Si mette alla ricerca del corpo dell’amico ma non riesce a trovarlo. Quello che trova però è un ultimo gesto di pietà che un gruppo di giovani, le ragazze Seon-ju e Eun-sook coordinate da Jin-su, riversa sui corpi dei morti nel tentativo di restituirgli dignità.
Dong-ho decide di unirsi ai volontari, con loro si prende cura dei cadaveri. Ma la fiamma della repressione è lontana dall’essersi spenta. La notte si avvicina e la violenza distruttrice dell’esercito fa il suo ritorno in città.
Più che raccontare la cronaca della notte in cui i militari tornarono per “finire il lavoro”, Han Kang fa narrare ai personaggi, coinvolti in quella tragica serata, il dopo. A distanza di 5 ,10, 20 anni i sopravvissuti sono ancora alle prese con i ricordi delle torture, delle confessioni estorte che ne conseguirono, ma anche e soprattutto con il trauma. Il processo di elaborazione del lutto, che non ha potuto compiersi, si trasforma nel pesante fardello del trauma di chi non può dimenticare. Come potrebbe essere altrimenti?
Come possono le cicatrici chiudersi e risanare se non si concede il tempo del doglio? Come può un capitolo di storia nera di un paese dirsi chiuso, se non si è fatta prima giustizia? Come assolvere quel frettoloso “è meglio che dimentichi e si concentri sui suoi studi”, così come se nulla fosse stato?
Una procedura che nel complesso pareva destinata a mettere in chiaro un unico fatto: che il mio corpo non mi apparteneva più. Che la mia vita mi era stata interamente sottratta, e adesso l’unica cosa che mi era permessa era provare dolore.
– Atti umani di Han Kang
Le lacrime di un popolo
A questo riguardo è particolarmente emblematica la messa in scena teatrale di un funerale – rigorosamente in lino bianco come è usanza vestirsi a lutto in Corea – a cui uno dei personaggi assiste. È silenzioso questo dramma perché le parole sono state occultate dalla censura. Ma per contrasto ancora di più dal silenzio emerge potente la voce di un popolo in lacrime. Tutte quelle che non gli è stato permesso piangere in quegli anni.
Han Kang, premio Nobel 2024, riesce ad essere, in qualche modo, eterea e delicata persino raccontando l’orrore più indicibile sperimentato sulla carne della sua gente in questo buio capitolo della sua nazione. Il suo stile riconoscibilissimo, con la tipica narrazione in seconda persona, fa una sua apparizione nel primo racconto di Atti umani, quello del ragazzo, per poi eclissarsi durante la testimonianza degli altri sopravvissuti e ritornare poi, come in un andamento ciclico, alla fine.
Storia recente
Leggendo Atti umani non ho potuto fare a meno di pensare alla recente attualità della Corea del Sud, al coraggio e alla tempestività con cui il popolo coreano è sceso in piazza, non appena a Novembre del 2024 il presidente Yoon Suk Yeol, con un atto inaspettato e criminale, aveva reclamato per sé l’introduzione della legge marziale. Ne era conseguito un immediato impeachment del presidente.
L’ho ammirato questo popolo che nonostante i traumi di un passato non elaborato, o proprio in virtù di questo, ha saputo agire. A volte, anche se troppe poche volte, la Storia insegna.
Scheda del libro Atti Umani di Han Kang

Autore: Han Kang
Titolo: Atti umani
Casa Editrice: Adelphi, Milano
Anno di pubblicazione: 2017
Numero di pagine: 205
Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra
Versione originale: 소년이 온다 (Atti umani), 2014
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