Ada di Alessio Traversi

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Ada di Alessio Traversi

La chiusura delle scuole si avvicina, l’estate si lascia già pregustare, ma per l’istituto superiore – ambientazione e centro nevralgico di questa storia – la meta sembra farsi più lontana. L’ostacolo che si pone sulla strada dell’agognato riposo ha l’aspetto di una ragazza, di nome Ada, priva di conoscenza riversa sul pavimento nel bagno della scuola. L’immagine è devastante: il sangue fuoriesce da una ferita sulla fronte provocata dall’impatto con l’attiguo termosifone, anch’esso macchiato di sangue, se si tratti di una fatalità o di un atto volontario e criminale è ancora da stabilire.

Quello che è certo, lo si capirà bene, è che l’ostacolo è in realtà una tragedia, un’immane tragedia, una di quelle irreversibili visto che la ragazza, tristemente, a poche ore dall’incidente si spegne nel letto d’ospedale in cui era stata prontamente portata.

E allora che si fa? Come si reagisce alla perdita di una vita in quell’età in cui è ancora tutta da vivere?

Beh si reagisce come si può e soprattutto come si deve, come prescrive il codice, scritto o non scritto, corrispondente al proprio ruolo. Così fa, o, meglio, cerca di fare, la preside combattuta tra il voler mantenere un lato umano sulla vicenda e il dover attuare ogni misura cautelativa per preservare il buon nome della scuola/azienda; così fa, d’altra parte, la commissaria Alessandra Re a capo delle indagini, anche lei confusa dalla vicenda e niente affatto esente dalla fallacia di false piste.

Quando si scopre che la causa della morte è la reazione dell’organismo all’assunzione di sostanze stupefacenti, anche i social si scatenano sulla vicenda. D’altronde tutti si sentono autorizzati a dare opinioni non richieste, ma si farebbe meglio a dire “a sentenziare” sulla vita privata della giovane vittima.

Le domande mai approcciate e che eppure restano le più importanti sono: ma chi era Ada? Che sogni faceva? Che progetti voleva realizzare? Con quali paure e ansie viveva la sua vita di adolescente? Ada, che eppure è la storia, non ha più voce, ma è diventata, piuttosto, un ostacolo al godimento delle vacanze, un imprevisto nel discorso di fine anno, un senso di colpa, un caso da risolvere, un banco vuoto in una scuola. La ragazza è tutto fuorché quello che dovrebbe essere: Ada, una giovane vita.

Ma se il mondo degli adulti si rivela inadeguato di fronte alla portata della tragedia, troppo distratto e disincantato per provare una sincera empatia, c’è, nondimeno un personaggio, uno studente soprannominato Bazzuca, che a sorpresa si autoproclama giustiziere in un mondo, quello scolastico, delle istituzioni e della società tutta, che ha fallito nel suo ruolo di guida.

Sullo stile e il genere

Ada è un romanzo che abbatte le apparenze. Se inizialmente sembra rivolgersi al mondo dei giovanissimi e abbracciare la costruzione del genere giallo, eccolo, poi, assumere una prospettiva più matura, guidata da un narratore in terza persona che assume allo stesso tempo la funzione di commentatore e le cui incursioni nel testo ricordano le pungenti note ironiche di Heinrich Böll ne L’onore perduto di Katharina Blum. D’altronde anche il simulato distacco, traducibile in un’esigenza di fattualità, e l’introduzione di un linguaggio burocratico – nella circolare della preside e nel referto del medico – richiamano ancora una volta il citato libro di Böll.

Non si sa niente di chi ha diciott’anni. Tu sei convinto di saperla lunga, ma conosci solo ciò che è esibito. Solo ciò che non chiede più pudore. Solo interazioni e pubblicità. Solo statistiche e luoghi comuni. La parte di una parte di una parte.

Conosci i rimproveri, gli entusiasmi, gli obblighi, le lodi smisurate e i sogni fatti a misura dei padri. Ma poi, quando la pressione si satura e la realtà disintegra le attese, rimangono solamente i residui: le frustrazioni, le risse, le fughe, le diagnosi a più o meno buon mercato, gli strali degli sceriffi al balcone, gli alcolici a cadenza programmata, le lodi ritrattate, l’abbandono, le croci, le paghette, i fallimenti.

E proibizionisti e sovvertitori e reazionari e rivoluzionari e cospirazionisti e papalini, tutti li mettono in mezzo al discorso e incensano il futuro che verrà, tra un secolo, un anno, un mese, un giorno, ma volentieri lasceranno loro mortifere emissioni planetarie e terre sprofondate nelle acque. Nessuna vera e sincera empatia per chi viene e verrà dopo di noi.

Se l’indagine sulla morte della ragazza sembra collassare su stessa, è in queste riflessioni – via, via sempre più somiglianti ad un monologo teatrale – che il romanzo di Alessio Traversi dà il suo meglio.

L’indagine diventa allora quella più complessa ed estesa dello smascheramento nelle faglie delle istituzioni, prima fra tutte la scuola con le sue regole di efficienza manageriale,  e poi – insieme alle linee narrative degli altri personaggi come il bidello, lo studente ricco e il vicesindaco – della società che siamo diventati. Ed è in questa sua funzione di Pamphlet che Ada eccelle.

Ringrazio Riccardo Greco della casa editrice Vittoria Iguazu editora per l’invio della copia.

Scheda del libro Ada

Ada recensione libro

Titolo: Ada

Autore: Alessio Traversi (qui trovate l’intervista all’autore)

Casa editrice: Vittoria Iguazu editora

Anno di pubblicazione: 2025

Numero di pagine: 213

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