Finalmente ci hai trovati è un libro autobiografico dell’attore tedesco Edgar Selge. Un’autobiografia familiare, ora lettera al padre, ora invocazione al fratello, che per quel suo fare i conti con il suo passato più remoto, assume i tratti del testamento.
L’autore si mette a nudo e con lui mette a nudo tutta la sua famiglia. L’intimità di questa è sotto la lente del lettore, ma uno sguardo più attento rivela che ciò che abbiamo sotto gli occhi è ancor di più la stessa società tedesca del dopoguerra. Comprendere la sua famiglia ci permetterà di capire meglio certe dinamiche, quelle operanti durante il regime nazista, ma non solo, che, partendo da un contesto di annebbiamento sociale globale, hanno la forza di insinuarsi nel privato delle mura domestiche.
Trama – Edgar è un bambino del dopoguerra tedesco. E questo è tanto dire. La guerra è finita male per la Germania, che non solo ne è uscita sconfitta e umiliata, ma ha anche assistito alla messa in crisi di un sistema di credenze che tutti avevano seguito ciecamente per anni. La famiglia di Edgar non è esente.
Il padre lavora come direttore di un carcere minorile nella cittadina renana di Herford, ma è soprattutto un pianista professionista mancato. Per tenere viva la scintilla di questa passione, organizza concerti da camera per gli amici e per gli stessi detenuti nella sua casa, che è adiacente al complesso penitenziario.
Edgar cresce così circondato dalla musica, un collante che unisce tutti i membri della famiglia, e a stretto contatto con i detenuti, come loro il bambino sogna la libertà e questa si può trovare solo nel mondo esterno. Nonostante la famiglia appaia a prima vista una buona famiglia borghese, ci sono delle crepe in essa. Come una bella casa dall’aspetto ben ordinato e elegante, ma che guardando dentro si scopre essere piena di falle. L’amore per la musica si trasforma per il padre in rigida disciplina da imporre a tutti, l’educazione dei bambini assume i pericolosi tratti dell’abuso e le idee di patria svelano la terrificante appartenenza ad un sentire suprematista e razzista mai abbandonato.
Edgar, preso tra autorità paterna e carcere, si muove provocatoriamente nella gray zone di birichinate che potrebbero sfociare in piccoli atti di delinquenza. Tenta più volte la fuga, ruba soldi e va alla chetichella al cinema, la sua vera passione, e, soprattutto, mente per coprire le sue malefatte. Troppo grande per accontentarsi dei giochi con il fratello più piccolo Andreas, troppo piccolo per poter tenere testa al padre, come fanno invece i fratelli più grandi Werner e Martin con le loro opinioni sulla denazificazione della Germania.
È ai fratelli grandi che Edgar guarda per districarsi nella confusione di una Germania che, nella fretta di rinascere dalle sue ceneri, ha scordato – o forse lo ha solo voluto – di fare i conti con il suo passato. I genitori di Edgar se lo trascinano dietro come una pelle morta e ingombrante quel passato, che la nuova generazione è ben decisa a recidere.
Edgar Selge con Finalmente ci hai trovati ha scritto un libro importante, che volendo, forse, parlare del singolo, riesce, però, a rivolgersi a tutti noi. Il suo richiamo lo sentiranno soprattutto i tedeschi, ancora impegnati a districare i loro nodi per le colpe dei loro padri e dei padri dei padri. Ma in un senso più generale, andando più a fondo, nel comportamento dei genitori si potrà leggere una grande lezione per comprendere il modo in cui agisce l’essere umano.
Quando il peso delle ideologie e delle credenze (anche se sbagliate) cresce con le persone e si sedimenta per così tanto tempo diventando indottrinamento radicale, l’uomo si ritrova nell’impossibilità di poter vedere un’altra prospettiva, che non sia la sua. Senza perciò essere necessariamente un mostro, arriva ad accettare come inevitabile la sofferenza dell’altro. Finalmente ci hai trovati è un monito, ci ricorda quanto la pregnanza di certe idee sia difficile da cancellare.
Finalmente ci hai trovati tra Bildungsroman e amore per la musica
Più che la forma del memoir, in cui il passato è raccontato dalla prospettiva di un presente distaccato, ci troviamo di fronte ad una forma di scrittura quasi diaristica. Edgar Selge narra in prima persona, direttamente dalla sua infanzia. È il ragazzino di 12 anni e non l’Edgar maturo a narrare al presente della sua famiglia, della musica, del suo mondo interiore.
Il distacco che il tempo aggiunge, il senno che arriva sempre con il poi, tutto questo ci è apparentemente precluso. Ma ciò che il lettore guadagna è lo sguardo puro e in parte innocente del bambino che gioca ad una guerra fittiva nel suo giardino, impersonando il gerarca nazista Kesselring – amico del padre – senza rendersi davvero conto di quello che significa. La confusione è quella del bambino a cui vengono precluse le vie d’accesso all’informazione.
Finalmente ci hai trovati è un libro sorprendente. All’inizio si pensa di trovarsi di fronte a un romanzo leggero, tenero e divertente (ad esempio quando dopo il tentativo di fuga fallito Edgar risponde al padre, che lo interroga su cosa faccia in giro per la città, di voler andare a vedere il mondo), ma pian pian, pagina dopo pagina il lettore si ritrova confrontato con una quantità di tematiche e di spunti di riflessione impossibili da riassumere in una recensione. Si passa dalla risata alla commozione, dalla rabbia per l’ottusità del padre all’estasi di una musica che non possiamo ascoltare, ma che lo stesso, risuona nella nostra immaginazione.
Il brano successivo mi cattura subito di nuovo. Beethoven, Sonata n. 30 in la maggiore. Note che raccontano una storia, note che parlano davvero a chi ascolta! Quasi come se attendessero una risposta. […] Beethoven ha qualcosa di urgente da dire, e mio padre lo sente. Anche se non ne parla mai. […] Beethoven è una sorta di Dostoevskij. Sospira, si flagella, si ritira rassegnato in se stesso e spera l’impossibile. Dà forma a ogni intreccio, a ogni miseria, a ogni gioia che la vita può offrire e vive tutto sulla pelle.
Autore: Edgar Selge
Titolo: Finalmente ci hai trovati, Carbonio Editore, 2024, Milano.
Edizione originale: Hast du uns endlich gefunden, Rowohlt Verlag, 2021, Hamburg.
Traduttrice: Angela Ricci
Numero di pagine: 272