Il mito infranto di Antonio Galdo

  • Tempo di lettura:8 minuti di lettura
Il mito infranto di Antonio Galdo

Come la falsa sostenibilità ha reso il mondo più ingiusto

Con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca l’intero impianto degli accordi di Parigi del 2015 è destinato a diventare poco meno che carta straccia.

– Il mito infranto

Nel 2015 i leaders di 193 Paesi membri dell’ONU  – colti da un’urgenza che sembra essere svanita nella scala delle priorità degli ultimi anni – si sono riuniti per decidere delle sorti ambientali ed economiche del pianeta.

Da questo incontro è venuta fuori L’agenda Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibile. Una cartina tornasole per i governi in primis, ma anche per i singoli cittadini che vogliono dimostrare il loro senso civico e responsabilità nei confronti dell’universo-casa in cui viviamo.

Ed è proprio da questo programma d’azione, con i suoi 17 obiettivi, che prende corpo l’ultimo lavoro di Antonio Galdo, Il mito infranto. Come la falsa sostenibilità ha reso il mondo più ingiusto, per Codice Edizioni.

In un’indagine i cui esiti sono già tutti nel titolo, il giornalista romano indaga il mito della sostenibilità. Quella sostenibilità esaltata, osannata e promossa a sacra Bibbia dei fautori del green a tutti i costi e fatta propria dalle mode propinate da influencer e nuovi hipster, viene qui messa in questione. La domanda che sembra sottendere questa ricerca è: ma la sostenibilità è davvero tutta green? Ad un esame più attento, non svela anch’essa, forse, zone piuttosto grey?

Così, a conti fatti, si delinea all’orizzonte una frattura tra una sostenibilità vera, autentica, e una che è solo di facciata. Eppure è da una sostenibilità reale e democratica che dipende il futuro del nostro pianeta.

Partendo da questo ragionamento e con la scadenza dell’Agenda alle porte, Antonio Galdo pondera la fattibilità del raggiungimento di questi obiettivi entro il 2030. Ed a questo punto che è lecito introdurre un’anticipazione, proprio perché priva di spoiler, in quanto svela un segreto di Pulcinella: gli obiettivi, di questo passo, non verranno raggiunti o, in altri termini, “La partita la stiamo perdendo”.

Partendo da questa verità sotto gli occhi di tutti – ma percepibile, forse solo da chi ha a cuore la salute del nostro pianeta – Galdo individua nella falsa sostenibilità il problema – ed insieme la maschera per occultarlo – a cui imputare la preannuciata catastrofe ambientale. Galdo proporrà, infine, anche delle possibili soluzioni, ma prima sarà necessario lasciar cadere la maschera dietro al mito infranto.

Parte da un banalissimo gesto quotidiano, quale lavarsi i denti scegliendo la variante ecologica in bambù, la presa di coscienza che il mito della sostenibilità che ci siamo costruiti è solo una bolla di sapone. Accattivante e confortevole, ma pur sempre una bolla. Che fa presto a scoppiare, non appena iniziamo a riflettere sui nostri acquisti propinati come green o ecosostenibili, che dir si voglia.

Che sia esso lo spazzolino da denti in bambù o il monopattino di ultima generazione, o, spostando il discorso sull’alimentazione alternativa, le varianti alimentari come la carne sintetica, tutti questi acquisti, decantati come manna dal cielo per l’ambiente, si rivelano ingannevoli in un duplice senso: nei confronti dell’ambiente stesso, che dovrebbero tutelare, innanzitutto. Ad un’analisi attenta, infatti, questi comportano un dispendio energetico maggiore rispetto al risparmio che promettono.

Questi beni di consumo, lontani dall’essere un toccasana per l’ambiente, sembrano essere diventati più un redditizio business e una moda per i pochi che possono permetterseli. E quel che è peggio, così facendo, si rivelano un vero e proprio spartiacque tra classi sociali.

Il vecchio motore truccato del capitalismo – produrre di più per consumare e sprecare di più – si è ormai ingolfato, e a farlo ripartire ci ha pensato la sostenibilità, le cui vele si sono gonfiate anche grazie a una ricchezza sempre in crescita e via via più concentrata nelle mani di alcuni

– Il mito infranto

Del resto anche beni di consumo green come l’auto elettrica, che realmente potrebbero avere un impatto positivo sull’ambiente, possono essere ascritti alla categoria della falsa sostenibilità. Perché accessibili solo a un ceto medio-alto.

Galdo, a questo proposito, propone un bel paragone che scava dall’Italia del boom economico fino ai nostri giorni: se in passato l’utilitaria si era imposta come bene di consumo di massa, simbolo di un benessere democratico per tutti, l’auto elettrica, così come tutti gli altri beni di consumo sostenibili si impongono sul mercato come elitari.

Questo esempio tutto italiano, chiaramente non si limita al piano nazionale, ma può essere trasposto, in altri ambiti sostenibili, a livello mondiale. Che si tratti delle fonti energetiche o delle risorse idriche, l’amara realtà è che i Paesi del global south sono le vittime predestinate del cambiamento climatico.

Questi Paesi si trovano nell’assurda posizione di pagare le conseguenze di un problema che non hanno creato e del quale, naturalmente, non hanno beneficiato. I benefici, soprattutto in termini economici, rimangono concentrati nelle mani dei leaders dei Paesi sviluppati. Tristemente, ciò che va ai Paesi del sud sono gli effetti negativi: lo sfruttamento, sul modello coloniale, delle risorse minerali; l’utilizzo come discarica per smaltire i rifiuti dei Paesi sviluppati, e la lista potrebbe continuare. Un quadro devastante e ben noto.

L’amara ironia è che l’azione dei Paesi industrializzati, volta a raggiungere un miglioramento degli obiettivi dell’Agenda in materia d’ambiente, non solo finiscono per aggravare la situazione climatico-ambientale nei Paesi del terzo mondo, ma, in aggiunta, vanno a ledere i primi obiettivi fissati dall’ONU, cioè ridurre la povertà nel mondo. 

Lo sfruttamento dei Paesi del terzo mondo a vantaggio dei Paesi sviluppati è, del resto, un copione che si ripete tristemente. Un copione estremamente difficile da interrompere, almeno fino a quando mancherà la volontà politica di farlo. È in questa volontà di cambiamento politico nei confronti del pianeta, insieme ad azioni concrete da parte dei singoli cittadini, che Galdo individua le soluzioni  verso una sostenibilità ambientale ed economica che non sia di facciata, ma autenticamente green.

Vi lascio il link del sito tutto green di Antonio Galdo Non sprecare

Scheda del libro Il mito infranto

Il mito infranto

Autore: Antonio Galdo

Titolo: Il mito infranto. Come la falsa sostenibilità ha reso il mondo più ingiusto

Casa editrice: Codice edizioni

Anno di pubblicazione: 2025

Numero di pagine: 192

Potrebbe interessarvi anche Noi e l’intelligenza artificiale

Lascia un commento