Trama – Sylvie e Andrèe sono le inseparabili. Due bambine, all’inizio della narrazione, che attraversano insieme i turbamenti dell’adolescenza e le inquietudini della giovinezza, forti della loro solida e onesta amicizia. Un’amicizia che nasce nella Parigi oscurata dagli anni bui della Prima guerra mondiale e si sviluppa poi quando nella capitale francese esplode il brio e l’avanguardia in quelli che furono chiamati “gli anni folli”, gli animati anni Venti del secolo scorso.
Sylvie narra la storia di questa amicizia in prima persona, concentrandosi soprattutto su Andrèe, che è il vero fulcro del libro. Sin da quel loro primo incontro all’età di 9 anni, presso l’Istituto religioso Adélaïde dove studiavano, Sylvie sembra quasi avere un colpo di fulmine per quella bambina fragile e minuta – che aveva perso un anno a scuola a causa di una brutta ustione alla coscia – diversa da tutte le altre, per quel suo modo sveglio e impertinente di sfidare le incontestabili regole del perbenismo dell’epoca.
Nel corso degli anni, i sentimenti di Sylvie per l’amica vanno crescendo fino a raggiungere un livello di venerazione e di culto della persona di Andrèe che sembra essere quasi un presagio della triste sorte che attende l’amica.
Attraverso gli amori sofferti di Andrée, contrastati dalla sua famiglia ultrareligiosa – votata ad un un’intransigenza cattolica più forte del sentimento di affetto verso i propri figli – Le inseparabili mette a scrutino e condanna in ultima istanza le rigide regole dell’educazione sentimentale femminile dell’epoca. Un’educazione soffocante e cieca che non lascerà la possibilità a Andrèe, combattuta tra il dovere morale di conformarsi ai voleri della madre e della religione e il suo stesso volere di esprimersi come soggetto libero e autodeterminato, di mantenere fede a quella promessa di unione, che il titolo – ed epiteto delle due – Le inseparabili sa condensare.
Le inseparabili: Un manoscritto inedito
Leggere Le Inseparabili dopo aver letto Memorie d’una ragazza perbene ha il sapore di un ritorno a casa. Potersi immergere ancora una volta nel delizioso e turbolento mondo della giovane Simone, delle sue atmosfere parigine, è un dono tanto più meraviglioso quanto inatteso. La storia editoriale de Le inseparabili è, infatti, a dir poco insolita.
Le inseparabili, racconto lungo autobiografico, fu scritto da Simone De Beauvoir già nel 1954, quattro anni prima delle Memorie. Ma, in seguito ad una severa autocritica della stessa De Beauvoir e del compagno e filosofo Jean-Paul Sartre, vedrà la luce solo nel 2020, 66 anni dopo la sua stesura. La casa editrice italiana Ponte alle Grazie ha avuto il grande merito di portare l’inedito ai lettori italiani in contemporanea con la prima pubblicazione mondiale da parte delle Éditions de l’Herne in Francia.
È stata la figlia adottiva Sylvie Le Bon De Beauvoir a ritrovare il manoscritto della madre e a consegnarlo alla casa editrice. L’impressione che si ha del manoscritto Le inseparabili è che si tratti di una prima stesura, non propriamente completa – soprattutto nella parte finale si notano dei considerevoli salti temporali – successivamente rivista e inglobata nelle Memorie d’una ragazza perbene.
Ed è ancora Sylvie Le Bon De Beauvoir a firmare una bella postfazione al testo. Altro preziosissimo elemento che arricchisce Le inseparabili è la presenza di alcune lettere autentiche, che seguono lo scambio epistolare tra Simone e Zaza, e alcune foto delle due.
Zaza/Andrèe una ragazza perbene
Sylvie e Andrèe, oltre ad essere le inseparabili del titolo, sono le due donne reali: la stessa Simone De Beauvoir e Élisabeth Lacoin, detta Zaza.
Nelle Memorie d’una ragazza perbene, il personaggio di Zaza, pur essendo imprescindibile e centralissimo, si perde un po’ nella grande massa di personaggi. Qui, invece, Zaza / Andrée è la protagonista indiscussa, centro vitale della scrittura e del pensiero dell’autrice, che arriva ad annullarsi nell’amica.
Simone De Beauvoir coglie alla perfezione il senso di claustrofobica occlusione che impiglia Andrèe/Zaza, che pur essendo privilegiata, risparmiata dai problemi materiali delle lotte esistenziali per la sopravvivenza che colpiscono i poveri, è pur sempre una vittima della sua classe sociale.
Andrèe, braccata dalle incombenze sociali che le sono imposte, è figlia di un sistema in cui lo sposo per una ragazza in età da marito viene scelto dalla famiglia e in cui l’innamoramento nelle ragazze è visto come un non necessario e semmai nocivo aspetto nell’unione. Ma Andrèe, passionale rosa rossa, vuole amare e nell’impossibilità di farlo muore – come quella rosa – con una riverenza, senza appassire.
Province e Parigi: tra flirt combinati e emancipazione
Le inseparabili, pur non avendo la stessa potenza di scrittura delle Memorie d’una ragazza perbene, – rispetto al quale l’inedito è manchevole anche dal punto di vista delle riflessioni su un piano metafisico/filosofico – ha il merito di approfondire e delimitare l’attenzione sul disvelamento dell’arcano dietro l’educazione sentimentale – e dell’educazione tout court che impedisce, tra le altre cose, alle due amiche di darsi del tu – delle ragazze dell’alta e media società francese dell’epoca.
Con il passo sul picnic – inedito rispetto alla trama delle Memorie d’una ragazza perbene – Simone De Beauvoir svela i modi di vivere dell’alta borghesia, intenda a godersi l’estate nella natura incontaminata delle campagne fuori Parigi e a concedersi pasti opulenti.
«Questo picnic sembra il ballo delle debuttanti» bisbigliò Andrée.
«È un incontro? La ragazza è parecchio brutta» dissi.
«Ma è anche parecchio ricca» disse Andrée. Ridacchiò: «Ci sono almeno dieci matrimoni che bollono in pentola, oggi»
A quel tempo ero piuttosto golosa, ma l’abbondanza e la solennità dei piatti che le domestiche stavano facendo girare mi scoraggiarono. Pesci in gelatina, coni di pasta sfoglia farciti, aspic e barchette, gelatine di vitello, galantine di pollo, stufati, chaud-froid, pâté, terrine, anatre confit, salse, giardiniere di verdura e maionesi, pasticci, torte e creme frangipane, bisognava assaggiare tutto e fare onore a tutto se non si voleva rischiare di offendere qualcuno. […] La conversazione si animò. Ci ritrovammo a parlare di flirt: era lecito flirtare? Fino a che punto?
Ma non è solo la campagna francese lo scenario privilegiato della borghesia e quindi della novella. Ancor di più è la gloriosa Parigi degli anni Venti il centro della narrazione. Parigi è tutta lì, con la sua aria di cambiamento e la promessa di emancipazione femminile. Nei cappellini a cloche e negli abiti dalle linee dritte e pratiche, che rimpiazzano le gonne a tesa larga, a più strati, e i corsetti stretti e soffocanti. Questi, in aggiunta alla moda dei capelli corti per le donne, si fanno portatori del volere femminile di dare un taglio con la società Ottocentesca in cui il ruolo della donna era confinato a quello di madre e moglie.
Per Simone e per tutte le donne sarà un lungo cammino. Ricordare e onorare Zaza, vittima di quell’eccessivo candore cattolico quando cercava solo di essere se stessa, è per Simone un passo dovuto in questo cammino.
Edizione italiana: Le inseparabili, Ponte alle Grazie, Milano, 2020.
Numero pagine: 208
Traduzione: Isabella Mattazzi
Edizione originale: Les Inséparables, Simone De Beauvoir, Éditions de L’Herne, 2020.