
Prima guardavo mia zia senza vederla, scambiavo la sua passione calcistica per il ghiribizzo di un’emarginata, una donna che non aveva marito né figli e faceva un mestiere da uomo. Sì, da adolescente pensavo che le donne senza figli e marito avessero qualcosa di torbido, e ancora di più quelle che si appassionavano a uno sport da maschi. Si può essere giovani e retrogradi.
– Tatà di Valérie Perrin
Quanto davvero conosciamo le persone che ci circondano? Presi dalla frenesia delle giornate che si affastellano senza scampo, risucchiati nei piccoli e grandi drammi della vita, quanto spazio siamo disposti a concedere all’altro?
Trama – Agnès ha 38 anni, un matrimonio finito e una figlia adolescente. La sua brillante carriera da regista, raggiunta giovanissima senza troppi sforzi ma con grandi risultati, si è eclissata non appena il suo matrimonio è fallito. Con il marito, l’attore cinquantenne Pierre Dugain, Agnès ha perso, oltre all’amore della sua vita, anche la sua musa ispiratrice, il protagonista maschile di tutti i suoi film.
È una telefonata a ridestarla dal torpore in cui la rottura da Pierre l’ha fatta sprofondare. Una telefonata che d’altronde, ridesterebbe chiunque. Agnès viene, infatti, informata che sua zia, Colette Septembre, è morta. Lo shock che accompagna la notizia non è quello dello sgomento per la perdita di una persona cara, quanto piuttosto lo sconcerto per l’assurdità di quello che le stanno dicendo. La zia di Agnès – rinominata Tatà dal francese tata, che è la forma vezzeggiativa per zia – è, infatti, già morta da tre anni ormai. E ora, in qualche modo, e rimorta?
Colette è rimorta, parola che non esiste da nessuna parte. Non esiste il termine rimorire.
Quando si dice l’intrigo di un incipit! Beh non esattamente l’incipit, ma quasi. La bomba Valérie Perrin la sgancia abilmente all’inizio della narrazione. Su questo strano evento – che non può che destare la curiosità del lettore – l’autrice costruisce, poi, un labirinto di eventi, di personaggi, di segreti. Come non mai, possiamo parlare di tanti piccoli frammenti di puzzle che alla fine di queste 600 pagine confluiranno al loro posto per restituirci l’immagine del tutto. La vita della piccola, immensa Tatà.
L’indagine di Agnès
Una volta ricevuta questa assurda notizia, Agnès si precipita da Parigi, dove vive con la figlia e la sua assistente personale/governante, a Gueugnon, un paesino di provincia dove Colette ha sempre vissuto, per il riconoscimento del corpo e per far luce sulla vicenda. È a questo punto che Agnès si rende conto che lei sua zia non l’ha davvero conosciuta. È una presa di coscienza dura, quasi brutale, che le arriva come uno schiaffo sul viso a ridestarla dal suo stato di apatia.
In questo piccolo paese dove tutti conoscono tutti, Agnès rivede gli amici di infanzia, quelli con cui amava trascorreva le vacanze estive quando si trovava dalla zia, e li ritrova, anche loro, alle prese con problemi e traumi irrisolti. Agnès decide di restare e di indagare, saranno gli amici a darle man forte in questo difficile periodo che la porterà ad un disvelamento dell’identità della zia – e si scoprirà che c’è tanto dietro la tranquilla e abitudinaria fan di calcio – e di riappropriazione della propria.
Genere e cenni autobiografici su Valérie Perrin
Un po’ giallo, un po’ commedia drammatica francese, tra questi due generi troviamo il romanzo Tatà. Del giallo ha la spinta che fa girare vertiginosamente le pagine per capire cosa è successo all’anziana Collette. Della commedia drammatica ha tutti gli altri elementi. E non sono pochi.
Valérie Perrin, autrice francese di grande successo in patria, è conosciuta e amata anche in Italia, soprattutto, per i suoi precedenti romanzi: Cambiare l’acqua ai fiori (2018) e Tre (2021).
I luoghi di Tatà sono anche quelli propri a Valérie Perrin, come Colette – la protagonista di Tatà – l’autrice è cresciuta a Gueugnon, nella regione della Borgogna-Franca Contea, per poi trasferirsi a Parigi. E poi, ancora, come Colette il mondo calcistico è stato un punto di riferimento nella vita di Valérie Perrin. Cresce, infatti, in una famiglia di amanti del calcio, visto che suo padre è un calciatore professionista.
Prima di diventare scrittrice di libri e di sceneggiature, Valérie Perrin si è dedicata al cinema, nel ruolo di fotografa di scena accanto al regista e consorte Claude Lelouch. Proprio questo tratto autobiografico, tra gli altri già presentati, mi sembra essere in grado di spiegare l’esagerazione nella costruzione del romanzo, che ben si adatta ad una sceneggiatura per una qualche fiction a puntate.
Considerazioni finali sul romanzo
“Moins, c’est plus” recita un detto francese traducibile anche in inglese e tedesco, ma di cui non saprei trovare un’esatta traduzione in italiano, se non la poco utilizzata “meno è meglio”.
Se solo avesse seguito questo consiglio! Tatà dall’incipit accattivante, Tatà dalle linee generali ben tracciate, Tatà dal potenziale del grande romanzo si perde a metà strada, quando le linee diventano un groviglio. Un guazzabuglio, non investigativo, ma di storie eccedenti e tutte forzatamente convergenti – in ragione di semplici coincidenze, sì ma troppe coincidenze! – nel finale da commedia.
In queste narrazioni parallele, l’autrice, apre a svariate tematiche che si possono citare, ma di cui non è possibile estrarre un riassunto: la povertà, l’adozione, la violenza di genere, la pedofilia, l’olocausto degli ebrei. Tutti temi validissimi e meritevoli ma semplicemente strabordanti rispetto al filone principale che è la storia di Colette. Una storia, diciamocela tutta, che per essere meritevole non ha certo bisogno di continui intrighi e twist a 360 gradi.
L’esistenza di Tatà sarebbe stata grandiosa anche senza tutto questo. È lo sarebbe stata in una maniera più autentica, per la semplicità del suo modo di vivere, per la dedizione con cui ha sostenuto il fratello, per la tenerezza con cui si è presa cura della nipote. Perché ogni vita è meritevole di essere raccontata, anche se non è da fiction.
Scheda del libro Tatà di Valérie Perrin

Titolo: Tatà
Autore: Valérie Perrin
Casa Editrice: Edizioni e/o, Roma
Anno di pubblicazione: Novembre 2024
Numero di pagine: 608
Versione originale: Tata, Settembre 2024, Albin Michel, Parigi
Traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca
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