
Da allora in poi non sarebbero più stati samurai ma avrebbero avuto il disonorevole titolo di ronin.
– La storia dei 47 ronin
Una società ha bisogno di punti di riferimento, coordinate fisse su cui orientare le proprie azioni. Quando queste vengono meno si ha un cambiamento di rotta, nel migliore dei casi, e un tracollo di quella stessa società, nel peggiore dei casi. La cultura Giapponese nonostante il trascorrere dei secoli, e nonostante i cambi di potere, è riuscita a non perdere di vista quei saldi valori che tutti le riconosciamo: uno spiccato senso dell’onore e, soprattutto, il rispetto per gli altri e per le proprie tradizioni, elemento questo che li porta ad una ben nota ritrosia.
Queste tradizioni hanno radici ultracentenarie e sono spesso da ricercare in un particolare momento storico: l’epoca degli Shogun. Un lunghissimo periodo storico che va dal 1192 al 1868. Da questo periodo di massimo splendore egemonico – dove il potere feudale non esita a dettare leggi provviste di una strettissima etichetta di corte, anche a discapito della popolazione – vengono attinte le storie di onorevoli samurai e di bellissime geishe.
Una di queste storie, quella che racconta l’impresa di 47 ronin, si è rivelata sin da subito un catalizzatore d’attenzioni da parte della popolazione. Testimoni ne sono le differenti narrazioni siano esse scritte o interpretate al teatro e al cinema. L’eco di questo fenomeno di culto nipponico non ha tardato a pervenire fino a noi. Fu per prima la versione narrata da George Soulié de Morant a raggiungere il pubblico occidentale nel 1927. Sarà poi il regista e studioso della cultura giapponese, John Allyn, con la sua prima pubblicazione in lingua inglese nel 1970, a riportare in auge una versione romanzata di questa storia.
La storia dei 47 Ronin di John Allyn è ora finalmente disponibile in Italia, tradotto e pubblicato per Bibliotheka Edizioni.
Trama – Le intricate vicende che riguardano i 47 Ronin del titolo si mettono in moto allorché Asano Nagonori, il signore della città di Ako, cade vittima di un corrotto maestro delle cerimonie operante alla corte dello Shogun nella città di Edo, l’attuale Tokyo. Asano si trova a Edo a causa della legge imperiale, la quale prevede periodi di soggiorni obbligatori a corte da parte dei signori.
Qui entra in contatto con il corrotto Kira che, non avendo ricevuto la sua “mancia” – più simile ad una mazzetta – dall’integerrimo Asano, inizia a bullizzarlo. Asano in un eccesso di collera ferisce Kira e condanna, così, se stesso e la sua famiglia a un devastante epilogo. Viene, infatti, condannato a compiere Seppuku – il suicidio rituale dei samurai – e alla famiglia vengono confiscati tutti i beni. I valorosi Samurai a servizio di Asano non vengono risparmiati da questa sciagura. Avendo perso il loro padrone, sono infatti destituiti della carica di Samurai e si ritrovano nella deplorevole posizione di Ronin, guerrieri erranti.
I ronin, capitanati dall’intrepido e saggio Oisho, dovranno trovare il mondo di vendicare il loro padrone e ristabilire così l’onore perduto. E siccome la vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo, il processo che culminerà nell’impresa dei 47 ronin sarà estremante lungo e tortuoso.
La cronaca di questi lunghi giorni di attesa e preparativi, di speranze e delusioni e, soprattutto di rinunce fino all’estremo sacrificio in vista di un valore superiore, animano le avvincenti pagine de La storia dei 47 ronin.
Uomini d’onore
Onore e lealtà sono le due parole chiave su cui si reggono le vicende che intessono la trama di La storia dei 47 ronin. Senza questa chiave di lettura che ci viene direttamente dalla conoscenza del mondo nipponico – e l’autore è bravissimo a spargere qua e là nel testo riflessioni ei ragguagli che meglio illustrano la cultura della società dell’epoca –, tanto il gesto di Asano quando l’impresa dei ronin apparirebbero difficili da comprendere nella loro esagerazione.
Quello che a noi occidentali può sembrare uno spreco di vite umane si spiega nella cultura orientale, nello specifico quella del codice d’onore dei samurai, come gesto supremo perché in concordanza con i valori – quei punti di riferimento di cui parlavo all’inizio – che mettono le basi di una società giusta e si pongono perciò al di sopra delle singole vite. Per questo gesto supremo i ronin sono ancora oggi ricordati.
Ponendo la daga in posizione per l’ultimo rapido colpo, ringraziò gli dèi del cielo e della terra per avere avuto l’occasione di dimostrarsi un vero samurai. Alla fine, era solo questo che contava, perché un uomo dura solo quanto la sua vita, ma il suo nome vivrà per sempre.
Scheda del libro La storia dei 47 ronin

Autore:
Titolo: La storia dei 47 ronin
Casa Editrice: Bibliotheka Edizioni
Anno pubblicazione: 2025
Numero pagine: 320
Traduzione di Aldo Setaioli
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