Le braci di Sándor Márai

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Le braci Sándor Márai trama e riassunto

Si trascorre una vita intera preparandosi a qualcosa. Prima ci si sente offesi e si vuole vendetta. Poi si attende. Da molto tempo, ormai, attendeva. Non sapeva più a che punto il risentimento e la sete di vendetta si fossero trasformati in attesa. Nel corso del tempo tutto si conserva, però si scolorisce come quelle fotografie di un passato ormai lontano che venivano fissate su una lastra di metallo.

– Le braci Sándor Márai

Trama de Le braci – È un tempo sospeso quello che avvolge il castello del generale, un castello immerso nei boschi, ai piedi dei monti Carpazi, nella provincia di quella che un tempo non troppo lontano era stata la capitale dell’impero austro-ungarico.

L’uomo che lo abita questo castello è un generale in pensione, un uomo solitario, vecchio e burbero. In gioventù Henrik era stato l’illustre e orgoglioso figlio del capitano della guardia reale, il tempo l’ha reso l’ultimo erede di un mondo in disfacimento. In questo castello è nato, qui è stato accudito dall’amorevole balia Nini, e, ancora, qui ha accolto il suo inseparabile amico di infanzia ed in seguito la sua giovane moglie prima che tutto scemasse verso un futuro indefinito.

In quel futuro si è lasciato sospingere quasi per inerzia fino al 1940, ora la guerra imperversa, ma l’eco arriva in sordina. Quasi come nella fiaba della bella addormentata nel bosco, tutto, persone e oggetti inanimati, sono rimasti immobili, fermi ad una data ben precisa: il 2 luglio 1899.

Ben 41 anni separano l’oggi narrativo da quel lontano giorno, l’enigma del romanzo. Ben 41 anni dura questo “sortilegio” finché l’attesa svanisce di colpo. L’amuleto in grado di spazzarla, questa attesa, è una lettera. Il generale viene informato dell’arrivo del suo vecchio amico Konrad. Konrad era l’amico a cui era legato da un legame più unico che raro. Un amico, che non di meno, non vede da 41 anni, da quella fatidica data.

Ecco allora il castello riprendere vita, scrollarsi di dosso il peso degli anni, dell’immobilità e riprendere da dove aveva lasciato, dalla rottura generatasi quella sera. Sì, l’enigma sta tutto lì in quell’ultima serata di cui attraverso flashback scopriremo pian piano sempre nuovi dettagli.

L’incontro/scontro, che ha il potenziale di un duello, si limita ad un confronto verbale, nemmeno troppo animoso, tra due anziani attorno al camino. Qui ardono le braci, così come ardevano un tempo le passioni – eccone il significato – un antico ricordo che si trasforma ben presto in cenere. Il lungo confronto con l’amico di un tempo si trasforma in un monologo del generale. Di risolvere un enigma che non è più tale, non sente più nemmeno il bisogno, per il lettore resta il grande interrogativo che è l’animo di Konrad.  

Sándor Márai con Le braci racconta la storia di un’amicizia potente e vibrante ma non indistruttibile, così come fu l’impero austro-ungarico che fa da cornice e da compagno a questa romantica e struggente narrazione di una fine.

Cenni sulla scrittura del libro Le braci

Sándor Márai scrisse Le Braci nel periodo più prolifico della sua produzione letteraria allorché, di ritorno nella madre patria ungarica, si apprestò a vivere gli anni corrosi dall’imperversare della Seconda guerra mondiale in uno stato di profondo isolamento letterario.

Márai diede il romanzo alle stampe per la prima volta in Ungheria nel 1942, un anno dopo la pubblicazione de La donna giusta. Come aveva fatto con quest’ultimo, l’autore riflette, ne Le braci, sulla complessità dei legami tra essere umani. Non l’amore, ma l’amicizia questa volta è il sentimento posto sotto il microscopio del suo implacabile sguardo. Márai ne indaga la forza passionale e distruttrice, le complicazioni, le possibili derive e i deragliamenti fatti di tradimenti, rancori e rotture.

Nell’analizzare questa specifica amicizia maschile, Márai soppesa, parallelamente, anche la gloria, le minacce, le insidie e il conseguente crollo del più vasto e multiculturale impero della Mitteleuropa, di cui fu, prima, suddito e, poi, orfano. Non sfugge, a questo proposito, l’eco dell’apolide Joseph Roth. Sono le ragioni geografiche e temporali ad avvicinarli, è il sentimento del senza patria a legarli. Ma è la diversa patria linguistica – l’ungherese per Márai, il tedesco per Roth – ad attuare una prima decisiva disgiunzione tra i due. Il corso della storia e della vita farà il resto.

Un riassunto sui personaggi e lo stile

Konrad e Henrik, i due volti di un’amicizia che si credeva eterna, sono due personalità molto diverse, rispecchiabili, a loro volta, nelle due distinte anime dell’impero: il centro e la provincia.

Henrik con il suo carattere concreto e pragmatico, e la sua solida posizione economica e sociale, incarna il centro nevralgico che è Vienna. Konrad di modeste condizioni economiche e dall’animo delicato dell’artista incarna il fascino delle provincie a Est, da cui tra l’altro proviene.

I due si incontrano alla scuola militare, ma solo uno di essi, Henrik, ne ha la propensione. Il padre di Henrik lo pronostica subito “Konrad non diventerà mai un buon soldato”. Al “perché” del figlio risponde “Perché è un uomo diverso”.

Konrad è un musicista, intrappolato in una carriera militare impostagli dalla famiglia come tentativo di rivalsa sociale, il suo sentire lo avvicina molto di più alle donne nella vita di Henrik: la madre, una delicata contessa francese, e la moglie Krisztina, una povera e sensibile figlia di un musicista.

C’è un altro personaggio, poi, de Le braci che si rischia di dimenticare a causa della sua mesta esistenza. È la novantunenne balia Nini. Una presenza costante nella vita del generale, semplice come il suo nome, antica e solida come i monti che vegliano sul castello. A lei Sándor Márai dedica una commovente e sentita descrizione:

E là [al castello] essa visse in silenzio per settantacinque anni. Sorrideva sempre. Il suo nome volava attraverso le stanze come se gli abitanti del castello si lanciassero un avvertimento. Dicevano: «Nini!». Ed era come se dicessero: «È strano, al mondo esiste anche qualche altra cosa oltre all’egoismo e alla passione, oltre alla vanità. Nini…».

– Le braci Sándor Márai

Basta buttarsi nella riscoperta di Márai, per rendersi conto del grande scrittore che fu. Come potrebbe sfuggirci che le sue parole trasudano bellezza da ogni dove? In particolar modo, in quel “come se”, che apre a immagini plastiche e vivide, mi sembra racchiusa la cifra della sua scrittura. Un saper aggiungere una nota di romanticismo nostalgico alla chiarezza e precisione di stile. Come se traducesse le parole in versi.

Scheda del libro Le braci

Le braci libro riassunto e recensione

Autore: Sándor Márai

Titolo: Le braci

Casa editrice: Adelphi

Anno di pubblicazione: 1998 (prima in Italia)

Numero di pagine: 181

Versione originale: A gyertyák csonkig égnek, 1942

Traduzione di Marinella D’alessandro, che ha anche curato l’edizione del 2008 de Le braci

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