
ROMACAPITALE è scritto ovunque, dalla stazione in poi. Eppure anche in centro città ci si sente alla periferia di qualcosa. Forse è la sensazione cronica di quando si vive in un luogo lontano da quello in cui si è nati. Tu ci provi, ma la festa è sempre altrove.
– La signora Meraviglia di Saba Anglana
Siamo le scelte che facciamo, siamo i posti in cui viviamo e allo stesso tempo siamo quelle radici lontane, piantate da qualcuno senza il quale non saremmo altro che una pura possibilità.
La vita di Saba, la “nomade” dal doppio retaggio culturale italiano e somalo-etiope, è legata a quella di Abebech. Nascono da lei quelle radici, ben radicate nel corno d’Africa, senza le quali Saba non avrebbe potuto essere. In un gioco a doppio filo narrativo in cui il presente si intreccia con il passato, la protagonista e autrice, indaga la storia della sua famiglia materna e con il farlo non può che ricostruire la sua propria identità.
Trama – Abebech è giovanissima, quasi ancora una bambina, quando nel 1938 un somalo la strappa via dalla sua infanzia in Etiopia e la porta con sé in Somalia. Da questa unione forzata e miserrima nascono due bambini, ma solo la maggiore, Maryam, sopravvive. Quando il somalo per di più la abbandona, Abebech trova riparo a Mogadiscio. Qui riesce a rifarsi una vita, sposa l’etiope Worku con cui avrà 8 figli e diventa ostetrica. Ma dietro la parvenza di normalità tensioni irrisolte affiorano sulla superfice di un mare, quello di Mogadiscio, che dovrebbe unire invece che dividere.
Mogadiscio, la multiculturale, è patria di popoli diversi in quegli anni che succedono la Seconda guerra mondiale. Alcuni arabi yemeniti vi si sono stabiliti così come gli italiani, residui di una colonizzazione tardiva e ingiusta. Anche i vicini etiopi, come la famiglia di Abebech, vi hanno trovato una nuova patria.
Ma i nazionalismi, – che prendono il potere dopo il mandato britannico, che si spartiva il controllo della Somalia insieme all’Italia – si sa, si alimentano di distinzioni ed esclusioni. I membri della famiglia di Abebech vengono sempre più spesso apostrofati come “Ahmar” Etiopi. Una parola che dovrebbe indicare solo il luogo di origine, ma che diventa un insulto quando è inteso come epiteto per sottolineare la non appartenenza dell’Altro al gruppo.
Intanto la furia nazionalista si scatena anche sugli italiani che vivono ancora nel corno d’Africa. Ed è allora che la famiglia di Nina, la figlia maggiore di Abebech e Worku, la quale ha sposato un italiano, capisce che è ora di lasciarsi alle spalle la vita in Africa e stabilirsi in Italia.
Dalla liricità delle storie dai profumi di incenso e spezie di una Mogadiscio lontana ad una Roma dei nostri giorni caotica, distratta e poco empatica, troviamo Saba impegnata in una battaglia burocratica per ottenere la cittadinanza per sua zia Dighei, sorella di Nina. Dighei vive da più di 40 anni in Italia, ma tra un permesso di soggiorno rinnovato e l’altro non ha mai sentito l’esigenza di ufficializzare la sua situazione in Italia. Dighei si era sentita al sicuro, finché non lo è stata più. I nazionalismi, quelli che dividono ed escludono, sembrano essere arrivati con la stessa prepotenza del vento Xanfar dal mare di Mogadiscio fino a quello di Ostia.
Tra impiegati svogliati e ottusi, Saba finalmente trova un avvocato disposto ad aiutarle. Nonostante questa guida al proprio fianco, però, il cammino verso la cittadinanza è lungo e ingarbugliato. Lo stesso concetto di appartenenza, che la cittadinanza dovrebbe garantire, è ingarbugliato, pericoloso. L’appartenenza di alcuni presuppone l’esclusione di altri. Chi appartiene ha diritti stabiliti, chi viene escluso è precario, vulnerabile. E poi addentrandoci nello spazio dei diritti garantiti da una nazione, questo processo apre ad altre riflessioni, più intime perché intaccano l’identità privata di una persona: accogliere una nuova parte di sé, vuole forse dire soffocare le proprie radici?
Dighei, come gli altri membri della famiglia, è l’emblema dei nostri sistemi che pensano l’Uomo, e i suoi diritti, per categorie. Così Dighei si ritrova doppiamente “straniera”. In Somalia, dove eppure è nata e cresciuta, veniva chiamata l’etiope; in Etiopia, paese di provenienza dei genitori, viene chiamata la somala. In Italia, ancor di più, è la straniera che viene, genericamente, dall’Africa. “Come una pianta che non trova mai il suo vaso” nessuno reclama la sua appartenenza.
L’esistenza dell’apolide, del senza patria, ancor più del semplice straniero – che una patria propriamente d’origine ce l’ha – smaschera la criticità del sistema. Ma allora viene da chiedersi: se esiste l’eccezione del senza patria, dove è la patria dell’Uomo?
Saba Anglana, in questo suo viaggio di indagine, lega, sapientemente, il concetto di appartenenza a quello della signora Meraviglia. Una signora ambigua, ambivalente. Se nel primo senso la signora Meraviglia è l’epiteto con cui in famiglia viene ribattezzata la tanto agognata cittadinanza. In un senso più profondo la signora Meraviglia va ricercata nella vecchia Mogadiscio.
La figura ambivalente di Wezero Dinkinesh – il cui nome significa per l’appunto signora Meraviglia – si basa su una doppia natura: tanto guaritrice di jinn, quanto strega agli occhi delle bambine su cui pratica l’infibulazione. Questa curatrice di demoni aiuta Abebech nella lotta con il suo Wukabi, una malattia ammantata tra magico e psicosomatico. Questa malattia, in ultima istanza, sembra essere la lacerazione che si porta dietro l’apolide.
Saba Anglana, al suo esordio letterario, racconta una storia potente e mitica che un esordio non è. Di questa storia, che è quella della sua famiglia e della lacerazione, sua e loro, tra Italia e Africa, Saba ha fatto un motivo di vanto. Fieramente racconta da anni la sua Mogadiscio al teatro con i suoi Mogadishow e Abebech – Fiore che sboccia. Storia di identità, preghiera e guarigione. La signora Meraviglia covava dentro di lei e aspettava di essere narrata per poter infine guarire.
Il libro La signora Meraviglia si è classificato tra i 12 finalisti del Premio Strega 2025, ma, purtroppo, non nella cinquina. Eppure ce lo avrei visto proprio bene.
Scheda del libro La signora Meraviglia

Autore: Saba Anglana
Titolo: La signora Meraviglia
Casa editrice: Sellerio
Anno di pubblicazione: 2024
Numero di pagine: 304
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