Tropico del fango di Cristiano Cavina

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Tropico del fango Cristiano Cavina

La linea del nuovo tropico è stampata perfettamente sui muri dei fabbricati, come con il filo a battere ingessato dei muratori; il parallelo incrostato segna il confine tra due emisferi.

– Tropico del fango di Cristiano Cavina

Un tavolo che funge da scrivania, un trampolino che invita allo svago, una ciabattina spaiata che ricorda la bella stagione: oggetti che passano inosservati per quanto sono scontati e che se venissero interrogati racconterebbero la quotidianità di una famiglia comune, come ce ne sono tante. Salvo poi diventare testimoni di una vicenda al di fuori dell’ordinario.

Sì, perché quando nel maggio del 2023 una catastrofe naturale si abbatte sulla Romagna questi oggetti sono le prime vittime. Piogge intense, fiumi e argini straripanti, l’alluvione si scatena sulle sue vittime con una furia che la natura non riesce più a contenere. Il nostro protagonista e narratore, che vive a Faenza, è proprio uno dei coinvolti in prima persona, uno di quelli che ha visto la sua vita stravolgersi dall’oggi al domani.

Quegli oggetti inanimati gli appartengono. Appartengono a tutta la sua famiglia, che lui vuole disperatamente proteggere. In fondo lui è un marito, è un padre. Ma è anche un uomo indifeso di fronte alla brutalità della tragedia.

 Allora quelli oggetti inanimati li osserva attentamente, ossessivamente. Un po’ lo muove la necessità di controllare lo stato che l’acqua ha già raggiunto, i danni che ha già provocato, un po’si aggrappa alla normalità che fu. “Le minuscole cose da niente che puntellano le nostre vite”.

Tropico del fango è la sua storia, perciò Cristiano Cavina ce la narra in prima persona, in presa direttissima, come, forse, la racconterebbe ad un amico. Tra le righe emergono i suoi sentimenti più intimi: l’insicurezza, il senso di impotenza, la frustrazione. Questi sentimenti ce li affida come, forse, si confesserebbero solo al proprio diario. Un diario personale di un dramma collettivo.

Guardo la papera. A lei sembra non interessare. Anzi, ha l’aria felice dei ragazzini quando arrivano le giostre, il suo habitat è passato da una pozza nell’aia di una casa colonica a un lago di cinquecento metri di diametro a dir poco. Una bazza. Io ho una cosa dentro che vorrei piangere, ma ho troppa rabbia per riuscirci, ero così felice fino a dieci secondi fa; come quando ti fischiano un rigore contro all’ultimo minuto. Le montagne russe emotive a cui dovremo abituarci. Un po’ su e un po’ giù: un momento pensi tanto sistemiamo tutto e quello dopo non ci riusciremo mai.

– Tropico del fango di Cristiano Cavina

Cronaca della vita ai tempi dell’alluvione

Durante il corso della narrazione la cronaca degli eventi resta sempre molto personale, ma si sposta gradualmente dal solo focus sulla vita del narratore – quella che ci ha dato modo di spiare nell’intimità della sua vita famigliare – per assumere uno sguardo più ampio. Altri casi, altre vittime dell’alluvione vengono ingurgitati nella narrazione; sono i concittadini che non conosceva, il datore di lavoro con gravi danni al locale, la mamma che si ostina a non voler lasciare il suo paese, Casola, dove eppure la montagna viene giù. Sono tante piccole individualità che diventano una cosa sola: una comunità unita nel dolore e nella voglia di ricominciare.

Dopo il bilancio dei danni che segue l’alluvione, Cristiano Cavina – più fortunato di alcuni, più sfortunato di altri – si rimbocca le maniche. Insieme a suo figlio si presta ad aiutare altre persone maggiormente colpite dall’alluvione.

Sono ancora gli oggetti – quelli altrui, questa volta – a finire nel mirino. Giocattoli, peluche, le piccole “invenzioni” di un defunto patito di vela… Perché la nostra è una vita fatta di cose. Non stupisce perciò, che, in qualche modo, siano proprio gli oggetti uno dei personaggi principali di Tropico del fango. In fondo sono le vittime primarie. Ma non è tanto per il loro valore materiale, è piuttosto che la perdita, in generale, ci rende sempre un po’ più esposti, un po’ più vulnerabili.  

“Quando andiamo d’accordo, non funzioniamo per niente male”

Il racconto di Cristiano Cavina che, insieme al figlio e agli altri volontari, spala il fango, mi ha, inevitabilmente, ricordato le cronache viste in Tv dell’alluvione di Firenze del 1966. Li chiamavano gli angeli del fango. Ora come allora sono gli angeli del fango, la rete di solidarietà che riescono a creare, ad offrire un primo sommario intervento per tamponare le ferite, poi, per guarirle completamente sarà il tempo a fare il resto.

Scheda del libro Tropico del fango

Tropico del fango

Titolo: Tropico del fango

Autore: Cristiano Cavina

Casa editrice: Edizioni Laterza

Anno di pubblicazione: 2025

Numero di pagine: 144

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