Colei che resta di René Karabash

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Colei che resta René Karabash

Non è un mito, né una favola.È la storia dell’umanità.

– Colei che resta di René Karabash

Questa è la storia di una donna che divenne uomo. Quella che era chiamata Bekià, porta ora il nome Matja. Ma fate attenzione, non fate correre la mente ad una qualche esperienza personale di un lento e privato processo di transizione di genere. Quello non potrebbe essere più lontano. Questa storia è arcaica come le sue terre, quelle delle montagne albanesi e si spiega con una sola parola: Kanun.

Il Kanun è l’assenza di perdono. Un perdono che non ha posto nelle antiche norme che regolano i clan di alcune terre sperdute dei Balcani. Il Kanun non conosce altro che la vendetta. La vendetta di sangue ha le sue regole, i suoi paletti, poche eccezioni, anche queste regolate. Chi ha subito un’offesa deve vendicarla con la morte di chi l’ha compiuta. E chi è stato ucciso deve a sua volta essere vendicato dalla famiglia. Un “è così via” vertiginoso, un regresso che va avanti fino alla decima generazione o si blocca se i membri di una famiglia sono già tutti morti.

Ma questa è la storia di Bekià che divenne Matja, vi dicevo. Così conosciamola Bekià e con lei comprenderemo le sue ragioni.

Bekià vive con i suoi genitori e suo fratello minore Sali in un paesino sperduto all’ombra delle montagne albanesi Prokletje, le montagne maledette. Ancor più massiccia e incombente della catena montuosa è la presenza del Kanun. Bekià nasce e cresce sotto questa minaccia latente e scopre ben presto che, in questa società fortemente patriarcale, un figlio maschio vale più di una figlia. Non importa quanto temeraria e volitiva sia la sua personalità, il suo cammino è già stato tratteggiato per lei. Dall’oggi al domani il padre, Murrash, le comunica che dovrà sposare un uomo che è stato scelto per lei.

A volte la vita ci mette davanti ad un bivio, Bekià, per non soccombere sotto l’autorità paterna, prende l’unica decisione possibile: diventare ostajnica, una vergine giurata. Questo implica che ora per la società viene considerata alla stregua di un uomo. Quest’atto decisionista il Kanun glielo concede, perché previsto nelle sue leggi, ma quello che Bekià non può evitare sono le conseguenze della sua decisione. L’affronto causato alla famiglia dello sposo mancato, dovrà essere pagato con il sangue. E questo, inevitabilmente, verrà versato.

Se ora pensate di essere venuti a conoscenza dei motivi che hanno indotto Bekiá a diventare Matja, vi sbagliate. O almeno in parte. Le ragioni vere e profonde sono segrete e le conosce solo il cuore. Queste ragioni ricerca ossessivamente suo fratello Sali, scampato per miracolo alla faida. Nelle commoventi lettere che invia a sua sorella, Sali cerca delle risposte che solo Bekià potrà dargli, ma allo stesso tempo è l’unico a dare una risposta in grado si spezzare l’insensatezza del Kanun: bisogna perdonare.

Colei che resta è questa storia qui, di Bekià che divenne Matja, del sangue versato per lavare un’offesa, ma anche di Sali che seppe perdonare.

Stile: tra poesia e flusso di pensiero

Inizia con una poesia questo romanzo breve, ma forse sarebbe meglio chiamarlo Leitmotiv. Perché queste poche strofe si insinuano nella narrazione, o viceversa, senza più abbandonarla. Del resto la stessa narrazione ha qualcosa di poetico e, insieme, qualche tratto del flusso di coscienza: tragico e liberatorio, ingurgita la punteggiatura, ritorna ossessivamente, come fa il pensiero. Ogni tanto Bekià si rivolge ad una seconda persona, la cornice narrativa sembra proprio essere una confessione/intervista con una giornalista che indaga sulle ultime ostajniche esistenti. Ma in fondo non importa a chi stia parlando, Bekià racconta la sua storia e noi l’ascoltiamo.

Tra un flusso di pensiero e l’altro si insinuano le lettere di Sali, queste sì nel rispetto delle regole della punteggiatura. Le ho trovate commoventi. Sali, colui che ha tagliato corto con le regole del Kanun, ha già fatto i conti con il suo passato, ora tende la mano alla sorella e l’aiuta a non sacrificare ciò che resta.

Scheda del libro Colei che resta

Colei che resta recensione e trama

Autore: René Karabash, pseudonimo di Irena Ivanova

Titolo: Colei che resta

Casa editrice: Bottega Errante Edizioni

Anno di pubblicazione: 2025

Numero di pagine: 136

Traduzione di Giorgia Spadoni

Un’intervista di Fahrenheit a René Karabash

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