
Sperare, sì, ma non fidarsi anche; star vigili come le canne sopra il ciglione che ad ogni soffio di vento si battono l’una all’altra le foglie come per avvertirsi del pericolo.
– Canne al vento
In quei giorni di ponente, quando il vento scende e si mescola con la terra, alzo gli occhi al cielo e lo vedo grigio e minaccioso. Ma al di là delle nuvole vi scorgo un sole, che seppur nella sua debolezza, si apre in un tepore che ridà speranza. Lì sulla terra osservo le canne piegarsi, lottare sotto l’azione di un elemento estraneo e ostile. Allora mi sembra che quelle canne al vento si stringano l’una all’altra, quasi in un abbraccio, quasi a darsi farsi forza, per non soccombere.
Trama – Efix sta invecchiando, sente le forze venir meno, da quando la febbre malarica lo ha investito. A contatto con la natura selvaggia di quel poderotto in provincia di Nuoro, Efix riesce ancora a sentirsi in pace con gli elementi, ma un pensiero costante l’assilla: trovare una sistemazione dignitosa per le sue padrone prima di morire. Le sue padrone sono le tre orgogliose nobili sorelle Pintor: Ester e Ruth, ormai anziane, e Noemi ancora giovane, ancor in tempo per sistemarsi. Ci fu un tempo in cui c’era anche una quarta sorella, Lia, ma quest’ultima è scappata, ancora ragazza, attratta dal continente e dalla possibilità di costruirsi una vita lontana dall’opprimente autorità paterna.
Il padre, Don Zame, oltre a essere stato un padre padrone, ha lasciato le figlie, alla sua morte, in pessime condizioni economiche. Di quelle antiche e nobili proprietà ora non resta altro che la casa in decadenza in cui vivono isolate le sorelle e il poderotto che cura il fedele servo Efix per loro.
Un barlume di speranza si accende nella vita di quest’ultimo allorché le sorelle gli comunicano l’imminente arrivo del nipote Giacinto, figlio, ormai adulto, della defunta Lia. Se le sorelle prendono con circospezione l’annuncio di questo arrivo, Efix è contento, spera, soprattutto, che il nuovo giovane padrone possa risollevare le sorti della famiglia Pintor.
Così Giacinto, giovane, bello, con il piglio degli uomini di mondo del continente, arriva sull’isola. La comunità chiusa e umile, ma non esente dal fascino che “lo straniero” esercita su di essa, lo accoglie con amore. Soprattutto la giovane paesana Grixenda. La fascinazione viene ricambiata da Giacinto, che giunge nella comunità, quando questa si trova riunita in festa, una festa patronale di un santo, per l’esattezza. Proprio in questo clima misto tra devozione, convivialità e gioia dello stare insieme che Giacinto spera di poter costruire la sua nuova vita.
Ma passato il Santo, finita la festa. Giacinto, nonostante la buona volontà, non è adatto a vivere una vita adulta fatta di responsabilità e duro lavoro. Il giovane vorrebbe molto di più vivere in una festa senza fine, circondato dall’amore di Grixenda. Le promesse di riscattare le zie dalla loro povertà evaporano in fretta sotto il sole cocente di quelle terre. Le conseguenze delle sue azioni sbagliate, al contrario, sono fatte per restare e segnare indelebilmente il corso delle vite delle tre sorelle.
Giacinto, non meno degli altri, è una canna al vento. Non sa scegliere la sua direzione, si piega sotto la brutalità della sorte avversa, ma, fortunatamente per lui, non si spezza. Ci sono altri a sostenerlo.
Efix, al contrario, che ha imparato a convivere con il peso di un’anima spezzata, riprende su di sé l’onere di riscattare le sorelle. Prima però deve affrontare un viaggio quasi dantesco, di penitenza e castigo. Da buon servo fedele l’assoluzione della pena, arriverà a vantaggio delle sole donne che ha a cuore: le sorelle Pintor, o, almeno di quelle che sopravvivono all’abbattersi del vento.
Canne al vento è un romanzo sulla natura umana, sulla debolezza dell’uomo e, insieme, la sua forza di lottare. Un classico capace di sfidare le barriere temporali e spaziali.

Un romanzo che vale un Nobel
Quella Sardegna antica e ancestrale giunge a noi intatta nella sua aurea di autenticità così come forse la percepì già allora la giuria che le conferì il Premio Nobel.
Sebbene la scrittrice sarda, avesse già pubblicato vari libri di successo, tra cui Elias Portolu e Cenere (da cui verrà tratto un film) è con il romanzo Canne al vento che ottiene successo internazionale. Un successo che la cui eco giungerà nella lontana Stoccolma – patria di uno dei maggiori riconoscimenti cui uno scrittore possa ambire – che la premierà, nella cerimonia di conferimento, il 10 dicembre 1926, con queste motivazioni:
Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale, e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano.
Grazia Deledda fu la seconda donna ad essere insignita del premio Nobel per la letteratura e resta, fino ad oggi, l’unica italiana ad esserselo aggiudicato.
Grazia Deledda tra isola e continente
E ne ha fatta di strada la giovane autodidatta nata a Nuoro, costretta ad interrompere gli studi alla quarta elementare perché donna. Avrà avuto il sapore della rivincita quella carriera letteraria, consacrata dal Premio Nobel. Sì, una rivincita per se stessa e per tutte le donne.
Ma prima tanta acqua era passata sotto i ponti, innanzitutto lo strappo, necessario, dalla sua terra natia. Doveva sembrarle un esilio quello che nel 1900 l’aveva staccata dalla sua terra. Ha 29 anni Grazia Deledda quando un po’ come Lia lascia l’isola natia e si accinge a vivere la sua vita sul continente. Non ha però l’ebbrezza della fuga, la sua partenza. Grazia Deledda parte come donna maritata, al fianco del suo cavaliere, il romano Palmiro Madesani.
Nella lontananza di quell’esilio Grazia trova una seconda casa a Roma e, qui, vive a piene mani la vita mondana che le offre la capitale – stringe amicizia, tra gli altri, con Federigo Tozzi e Marino Moretti – , ma con il pensiero resterà sempre lì, alla terra dei nuraghi e
Questa Sardegna narra Deledda. L’occhio vicino e insieme lontano, di chi conosce i posti ma se n’è allontanato, ha visto altro.
Temi e personaggi
Canne al vento, come altri suoi romanzi giovanili, fu pubblicato a puntate, sul modello dei feuilleton, dalla rivista L’illustrazione italiana nel 1913.
Nell’ambientazione che fa da sfondo alle vicende, gli elementi arcaici, magici riconducibili alla sfera pagana convivono in perfetta sincronia con la sfera sacra del religioso.
Canne al vento significato
Il significato nascosto dietro all’apparentemente enigmatica formulazione Canne al vento, si svela in uno dei momenti finali quando Efix, ritornato dal suo pellegrinare, si ritrova in compagnia di donna Ester. A questo punto Efix, che ha già tanto patito, paragona la condizione umana a quella delle canne al vento. La chiave di lettura sta nell’assunzione da parte di Efix del peso che ci tocca portare. Non una visione dell’uomo votato alla felicità, alla festa e al gioco, come invece, sembra ricercarla Giacinto, ancora nel fiore degli anni. Efix è, piuttosto, portatore di un fatalismo che non conosce una vera redenzione, se non quella della penitenza.
«Perché la sorte ci stronca così, come canne?». «Sì» egli disse allora «Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento».
– Canne al vento
Ma se è solo nella parte finale che si arriva all’esplicazione del tema, è già fin dalle prime battute che Deledda introduce l’immagine delle canne al vento. Le canne costituiscono, del resto, un elemento naturale importante nell’ecosistema dei paesaggi rurali, indomabili e aspri, come lo è la Sardegna. Qui assurgono a simbolo di adattamento e forza nonostante le avversità.
Inoltre, l’immagine delle canne al vento rimanda ad un riferimento esterno al libro. Fu lo scienziato e filosofo razionalista francese Blaise Pascal per primo, o se non altro prima di Deledda, ad usare l’analogia di una canna scossa dal vento per spiegare la condizione umana. Una condizione di fragilità certo rispetto all’universo che si scaglia contro di lui, ma anche di forza, grazie alla resilienza e capacità di adattazione, ma anche per quel suo essere un ente consapevole: una canna sì, ma una canna pensante.
Scheda del libro Canne al vento

Autore: Grazia Deledda
Titolo: Canne al vento
Casa editrice: Feltrinelli
Numero di pagine: 213
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